Il Lanificio Gruber

Il Lanificio Gruber


Non lontano dalla ex-ferriera pontificia è collocato, in fondo alla via omonima, l'ingresso a quello che rimane del Lanificio Italiano. Il primo nucleo dell'edificio, adibito esclusivamente alla tessitura di filati di cotone, fu costruito nel 1856 dai fratelli Fonzoli. Sostituita la tessitura del cotone con quella della lana, la società, ceduta dagli iniziali proprietari nel 1870, assunse il nome di Lanificio Gruber & C., di proprietà di una ditta di Genova. Limitato inizialmente ad un solo edificio, arrivò a strutturarsi in cinque fabbricati. Dopo vari cambiamenti di gestione lo stabilimento divenne proprietà della Banca Commerciale Italiana, che nel 1932 lo dette in gestione alla S.A. "Il Fabbricone di Prato" Lanificio Italiano.
Nel corso della guerra la struttura, divenuta sede di un reparto di militari della Fabbrica d'Armi, subì gravi danni. Venne risparmiato solo il fabbricato principale, collocato di fronte all'ingresso e adibito, nel dopoguerra, ad uso abitativo e come sede di piccole attività produttive. Fino ad epoca recente gli edifici sono stati del demanio militare, che tuttora ne conserva la proprietà. Recentemente è stata avanzata l’ipotesi di utilizzare lo stabilimento come Centro documentazione.

Il Lanificio, dunque, nasce nel 1846 come laboratorio di tessitura del cotone ad opera dei fratelli Luigi e Pietro Fonzoli, i quali gestivano in precedenza un opificio per la tessitura del cotone e della lana. La società fu estesa nel 1856 dai Guillaume, conoscendo fin dall'inizio un discreto sviluppo e vi furono istallati 120 telai, occupando più di 100 donne.


Nello stesso anno i soci costruirono un nuovo edificio in vocabolo Cartiera, oggi via del Lanificio, dove in precedenza era localizzata anche una gualchiera per panni di lana. L'edificio, lungo m 100 e largo 8, era strutturato su due piani fu dotato di macchinari di provenienza inglese, francese e belga, mossi da un canale motore derivato dal Canale Nerino.
La fabbrica in cui si eseguiva il ciclo completo di lavorazione della lana per la produzione di tessuti di flanella, si sviluppò verso la metà degli ani Ottanta fino ad occupare fino a 854 lavoranti, fu dotata di 128 telai meccanici e 854 telai manuali. Il cotonificio, che dopo circa due anni aveva mutato la sua denominazione sociale in quella di Hoz e Fonzoli, rallentò la sua attività poco dopo l’unità d’Italia, entrando in un periodo di crisi, determinato da più fattori, come il venir meno della politica doganale e la concorrenza dell’industria tessile piemontese e lombarda.

Per sopravvivere l’azienda sostituì nel 1868, prima parzialmente poi totalmente, la tessitura del cotone con quella della lana e nello stesso anno subentrò anche un nuovo socio, la Ditta Gruber di Genova, la ragione sociale cambiò in Gruber & Fonzoli. Due anni dopo i Fonzoli si ritirarono lasciando rilevare l’intera proprietà al socio che le diede nome di Lanificio Gruber & C. L’attività passò rapidamente da uno a cinque edifici di lavorazione, occupando una superficie di 65.000 mq.
Verso la fine del secolo il Lanificio attraversa un periodo di inattività ed è anche messo in liquidazione fino a che, nel 1899, la ditta Kössler, Klinger & Mayer di Prato lo rileva, adibendolo alla produzione di flati di lana e pettinata. L’azienda conobbe un periodo di sviluppo negli anni 1909-1913 impiegando manodopera in prevalenza femminile con una giornata lavorativa di 11 ore e un salario pagato a cottimo.

Nel 1920 e nel 1921 la fabbrica attraversa nuove difficoltà che portano ad una riduzione del numero delle maestranze. La crisi è però presto superata con un ulteriore incremento delle attività e delle maestranze anche se, pochi anni dopo, e cioè nel 1927, l'attività cessa nuovamente provocando il licenziamento di circa 1.000 operai. Su questa circostanza influì sicuramente la scelta dei proprietari di concentrare la produzione nello stabilimento di Prato.
In quel periodo la fabbrica sorgeva su un’area di 15.000 mq, il personale impiegato (300 circa) era adibito alla produzione di filati di lana pettinata. Lo stabilimento divenne proprietà della Banca Commerciale Italiana, che nel 1932 lo dette in gestione alla S.A. "Il Fabbricone di Prato - Lanificio Italiano" che ristrutturatò gli impianti. Nel 1934-35 la crisi del settore tessile fece sentire i suoi effetti anche sul Lanificio di Terni, che chiuse definitivamente tra il 1937 e il 1939.

Il Lanificio Gruber nel periodo in cui era ancora attivo

Il Lanificio Gruber come appare oggi, più o meno dalla stessa prospettiva
Il reparto dei Telai quando ancora funzionava

Il Reparto, oggi...











"La Filatura di Terni conta parecchi decenni di vita. Sorta nella nostra dinamica città, che già, in virtù delle proprie grandiose risorse idroelettriche, aveva dato vita e sviluppo a ricche industrie chimiche, siderurgiche e meccaniche, ebbe un vasto e moderno impianto - tra i più grandiosi d'Italia - per la fabbricazione dei filati di lana. Dopo varie vicende e dopo un periodo di inattività, la filatura fu rilevata, nell'anno 1932, dalla Soc. An. "Il Fabbricone di Prato" Lanificio Italiano già Klinger e Koessler, che la restituì a nuova vita, sia adattandone gli impianti meccanici alle esigenze dell'industria moderna, sia provvedendo al collocamento dei suoi prodotti, parte destinati al consumo della Tessitura di Prato, parte destinati al commercio e soprattutto all'esportazione.
La Filatura dispone di un impianto di oltre 30.000 fusi. Essa riceve il prodotto semilavorato, cioè il nastro di lana pettinata e, attraverso le proprie macchine di preparazione, rende idoneo tale prodotto ad essere trasformato in filato di lana mediante il vasto impianto di filatura a selfacting, impianto che per capacità e regolarità di produzione va annoverato tra i più cospicui della Nazione. Sono poi aggregate alla filatura un impianto di filatura a rings e un largo gruppo di macchine abbinatrici, ritorcitrici e tracannatrici, che provvedono a tutte le esigenze dell'industria mercè la loro capacità di produrre filati a torsione forte, a due, tre o più capi, e a quanto di speciale può esigere la moda, sia in filati che la tessitura di Prato trasformerà poi nella più estesa gamma di tessuti da signora, sia in filati per maglieria meccanica e per maglieria domestica. Un impianto di lavorazione di filati cardati completa poi la fabbrica, consentendole la produzione di questo speciale genere di filati di lana, che pure tanta importanza riveste nella moda d'oggidì. La Filatura di Terni, la cui produzione è bene apprezzata sia in Italia, sia all'estero, fornisce lavoro a circa 500 operai, per l'assistenza dei quali la fabbrica, dispone di refettori, di stanza pronto soccorso e di quanto altro le provvidenze sociali volute dal Governo Fascista hanno voluto a pro delle classe lavoratrici. La Filatura partecipa alla particolare risorsa della Città di Terni, avendo una propria derivazione dal Canale Nerino e che fornisce una potente ed ininterrotta energia idrica che, alimentando un impianto di turbine, fornisce alla fabbrica l'energia elettrica necessaria a tenere in azione il proprio vasto impianto meccanico."

da "Terni. Rassegna mensile del Comune", Marzo 1934, anno I - numero 3
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